Blendspace. Le risorse a mosaico

Blendspace è un’efficace banca dati visuale a mosaico per avere sempre con sé tutte le risorse preparate per una specifica lezione. L’utilissima struttura a mosaico conferirà al vostro lavoro di docenti un aspetto diretto e intuitivo, nonché comodo per i vostri studenti, visto che “lì” troveranno tutto l’occorrente per ripassare quanto spiegato a lezione.

Un tempo applicazione connessa direttamente ad Edmodo, oggi Blendspace è stato inglobato da TES, la più grande community didattica del mondo anglosassone, ormai fruita e fruibile anche da insegnanti di altre aree del pianeta. Infatti il nome corretto dell’applicazione è Tes Teach with Blendspace.

Passiamo alla pratica. Prima di tutto, recatevi nell’home page e, cliccando su Sign Up, creerete il profilo che sarà il vostro tavolo di lavoro.

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Una volta entrati, completati i dati di base, possiamo buttarci subito nell’agone creando la nostra lezione. Clicchiamo allora su New Lesson. Ecco cosa vi apparirà.

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Ipotizziamo di volere preparare una lezione di Letteratura Italiana su Luigi Pirandello.

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Ora, quello che ci serve di più è la materia prima ovvero le “risorse”. Passiamo il mouse sui simbolini che appaiono nella colonnina scura di destra sotto la scritta “tes”.

Il primo con la freccia in campo bianco si riferisce ai video di Youtube: allora perché non cercare – che so – uno spezzone significativo dall’episodio La giara da Kaos dei Taviani. Proviamo a vedere se c’è.

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Ora, per fare nostro il link al video, basta trascinare con il mouse il video nel mosaico.

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Cliccando sulla freccia bianca in campo rosso sull’angolo destro in basso dell’icona link (insomma, sotto il baffo di Ingrassia…), comparirà una matitina che consentirà di aggiungere una didascalia più precisa.

Proseguiamo e clicchiamo sulla “G” con la catenella: lì troveremo i link da Google. Vogliamo segnalare una biografia di Pirandello? Quella di Wikipedia è la migliore. Una volta che la trovate, trascinate verso i tasselli del mosaico.

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Che faccia ha Pirandello? Clicchiamo sulla G successiva (quella con la macchina fotografica) e Blendspace ricercherà l’immagine più consona su Google Images.

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E quel simbolo sotto la G con macchina fotografica? Quello con i due puntini? Fa riferimento a Flickr, una delle più preziose piattaforme fotografiche con immagini di qualità. E qui ci sguazziamo, ad esempio, se vogliamo mostrare una foto della città natale di Pirandello, l’Agrigento greco-sicula.

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Ammettiamo, adesso, di volere condividere il link di LiberLiber relativo agli ebook scaricabili gratuitamente dalla rete (senza alcuna violazione della normativa sui diritti d’autore). Come fare? Beh, intanto il link lo avrete trovato cercando da Google.

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A quel punto si va sulla pagina (ammettiamo di volere linkare l’ebook con le Novelle per un anno), si copia il link dalla barra di navigazione e lo si incolla dopo avere cliccato su Blendspace l’iconcina con la catenella (sotto quella con i due puntini, quella di Flickr).

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Cosa servono le altre iconcine.

Il “triangolino” e la “scatolina aperta” fanno riferimento a due cloud che spesso vengono utilizzati come serbatoi di risorse dagli utenti: il primo è Google Drive mentre il secondo è Dropbox.

Lo “schermino” indica invece l’opzione relativa al caricamento di file dal vostro computer.

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Ops… ma abbiamo esaurito i tasselli! Nessun problemi: cliccate su Add row e avrete altri 3 riquadri a disposizione.

Dimenticavo l’iconcina “CC”: serve semplicemente per aggiungere il grado di scuola per cui la lezione è stata preparata e le “parole chiave”.

A questo punto siamo pronti. Clicchiamo sulla rotellina in fondo alla colonna e potremo vedere il mosaico così.

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Cliccando su Share troverete le opzioni di condivisioni; invece cliccando su Play potrete mostrare la lezione alla LIM.

Ovviamente si può interagire, come potete notare dal dettaglio della presentazione.

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Blendspace è anche su Apple Store e può essere inglobato come App in Chrome.

Chiudiamo con un video esplicativo e sintetico.

Blendspace è stato presentato all’IC Rivarolo dal prof. Alessandro Montani durante il corso di autoformazione tenutosi nell’Ottobre del 2016. [R.S.]

Google Apps For Education. Una guida

gafe2Seguendo il corso di formazione per AD, da “edmodiano” convinto, mi sono chiesto se valga la pena sfruttare un’altra idea “cloud” ovvero Google App For Education (d’ora in poi GAfE). In effetti, stando alle premesse si tratta di un ambiente molto solido, a prova di bomba e dall’architettura complessa ma resistente. Il problema, semmai, è partire; ma ci vuole del tempo e, ad anno iniziato, non è pensabile smantellare quello che c’è già per dare vita ad una simile struttura.

Non è, però, di questo che voglio disquisire, semmai condividere materiali che mi sono stati messi a disposizione dal corso e che ho tratto da animatori-liguria.it (spazio dove abbiamo affrontato on-line parte della formazione. Le lezioni del prof. Antonio Fini (Dirigente IC Arcola/Ameglia – La Spezia) sono quanto di più illuminante si possa immaginare.

Il consiglio è quello di seguire ordinatamente clip dopo clip di modo da non perdersi. La parola al prof. Fini.

Parte 1- Il cloud a scuola (Generalità)

Parte 2 – Introduzione a GAfE

Parte 3 – La console amministrativa di GAfE

Insomma, indipendentemente se siate pro o contro GAfE, qui siamo di fronte ad una guida assai esaustiva e dettagliata. Fatene buon uso 🙂 [R.S.]

Inizia l’autoformazione all’IC Rivarolo di Genova. Si parte con Edmodo

edIl vero spirito del blog è sostanzialmente diaristico, allora perché non prendere nota delle “giornate digitale” che ci coinvolgono nel corso di questo anno scolastico? E’ anche un modo per riflettere e raccontare quel che si fa.

Abbiamo deciso di “autoformarsi”. Da un bel po’ di anni il nostro Istituto Comprensivo usa Edmodo, ma, finora, si è trattato di un utilizzo a macchia di leopardo.

Dal 2012 è iniziata una sperimentazione spontanea e volontaria relativa all’uso di questa piattaforma didattica . Con l’avvio del PNSD, almeno partendo dalla Scuola Secondaria, ci piacerebbe che Edmodo possa divenire una realtà formalmente riconosciuta, nonché strutturale nell’ambito dell’organizzazione didattica dell’Istituto.

Così abbiamo deciso di fissare 4 incontri di autoformazione di due ore l’una da svolgersi nel mese di ottobre.

L’iniziativa è rivolta prima di tutto ai docenti delle Scuola Secondaria, con una precisazione: ogni classe ha proposto un referente che, aderendo al corso, sovraintenderà alla gestione della classe virtuale e alla condivisione delle procedure di utilizzo della piattaforma con gli altri colleghi (che, piano piano, si iscriverebbero ad Edmodo). La Primaria è rappresentata da una docente (appartenente al Team Digitale) che, in seguito, proporrà alle colleghe questo spazio di apprendimento formativo.

Questi i contenuti:

1) Premessa sulle piattaforme E-Learning. Che cos’è Edmodo e come funziona nella nostra scuola. Esempi.

2) Iscrizione alla piattaforma: modalità e percorsi. Inserimento pratico dei dati di base. Realizzazione delle classi virtuali.

3) Verifica dei profili classe.

4) Appendice su creazione delle Library, utilizzo di funzioni pratiche (compiti, quiz e sondaggi).

L’obiettivo è semplice: fare in modo che, alla fine di questi incontri, ogni classe della Secondaria sia attiva su Edmodo.

Prossimamente pubblicheremo una guida sulle modalità di iscrizione alla piattaforma e altri materiali. Continuate a seguirci…  [R.S.]

Tablet in classe. Tre possibilità. Tre esempi

scuolabletOrmai il tablet è una realtà. Molti di noi docenti lo usano semplicemente come registro (elettronico, of course); i più arditi lo portano in giro per la classe (come se fossero le Tavole della Legge), mostrando ai pargoli “quella” foto o “quella” clip, così provvidenziale per aggiungere il tassello mancante alla lezione.

In verità si può fare molto di più. Eccovi allora 3 proposte che ho elaborato in Power Point in occasione del corso di formazione per Animatore Digitale.

Naturalmente i riferimenti ai testi, software e piattaforme sono strettamente connessi alla realtà in cui lavoro (l’Istituto Comprensivo di Genova Rivarolo).

  1. Geografia per la seconda media: dal libro elettronico alla verifica su Seterra, passando attraverso una presentazione di Prezi.
  2. Storia per la terza media: dal libro elettronico all’atlante storico online, poi tutti su Edmodo.
  3. In gita a Firenze con Dante (seconda media): sì, il tablet può uscire anche di classe. Siamo ancora pronti? Molti nutrono dei dubbi, però, in effetti, nel PNSD si parla anche di “mobile learning”… (prova a fermare l’acqua con le mani 🙂 ).

(Riccardo Storti)

Come usare Twitter nella didattica

tweeeeAllora: immagino che molti di voi  abbiano sentito parlare di Twitter, se non fosse anche per l’orribile variante verbale “twittare”. Ma a cosa serve? Molti lo confondono con Facebook. Sì, in effetti un punto di contatto c’è, in quanto sia Twitter, sia Facebook sono “social network” ovvero piattaforme virtuali finalizzate a consentire una o più comunicazione tra utenti attraverso la condivisione di materiali (una definizione calzante di “social network” la offre la Treccani online).

La differenza sta nel fatto che Twitter non consente di scrivere più di 140 caratteri, obbligando l’utente alla massima sintesi brachilogica, grazie soprattutto ad un uso oculato e mirato delle “parole chiave” (i famosi “hashtag” che, a dire il vero, sono qualcosina più di semplici “parole chiave”… se volete approfondire, cliccate qui).

Di fatto, a livello pubblico, i tweet hanno sostituito quasi le agenzia stampa, visto che molti personaggi noti (politici, attori, musicisti, calciatori, dive e divette) lo vivono come automatismo comunicativo, dal momento che non si può vivere senza smartphone (e senza l’app dedicata alla bisogna).

Per quanto concerne la didattica, Twitter serve? Beh, moltissimo, stando a quanto dichiara il portale didattico anglosassone TeachTought, che sciorina ben 50 motivi/metodi per utilizzarlo (leggi qui). Ognuno può leggere e riflettere: qualche punto pare un po’ forzato, effettivamente.

Se può essere utile, vi posso spiegare come lo utilizzo io. Per me Twitter è un trasmettitore di informazioni, se non addirittura un moltiplicatore di informazioni. In che senso? Ve lo spiego subito: questo (clicca) è il mio canale Twitter. E’ dedicato alla cara e vecchia “La Scuoleria”, blog che inaugurai intorno al 2007 e che è ancora attivo. Se andate sul blog (clicca qui), vi accorgerete che sul frame di destra compare un riquadro con menu a scorrimento che riporta, in tempo reale, i messaggi sul mio twitter. Messaggi, ovviamente, relativi a scuola, didattica, etc. Pertanto il blog diventa pure vettore di informazioni fruibili anche da quello spazio.

Ma non finisce qui, perché il mio Twitter ripete i post su Facebook. Esattamente dove? Sulla mia utenza didattica (clicca qui) e sulla pagina di informazione scolastica (clicca qui). E’ sufficiente scorrere la videata, per accorgersi che in bacheca vi sono molti messaggi di Twitter. Ha senso? Ma certo: perché non tutti gli utenti di Facebook seguono Twitter e viceversa. Ma la circuitazione diventa ulteriormente più virtuosa se usiamo il Twitter, anche per diffondere iniziative didattiche relative al territorio di pertinenza scolatica e altre informazioni che, talvolta, richiedono una certa urgenza capillare. In teoria un “tweet” (ovvero un messaggio) de la Scuoleria può potenzialmente raggiungere almeno 2000 persone. Non male, vero? Poi se si impara ad utilizzare gli hashtag con “intelligenza semantica”, magari sfruttando metodicamente tempi ben precisi, si può arrivare ancora più lontani.

Qualcuno, con ragione, potrebbe farmi notare che non ho (ancora) parlato di classi. Vero. Le classi, per me, esistono solo su piattaforme dedicate: da noi si usa Edmodo, quindi molte informazioni vengono trasferite lì. Ma è anche vero, però, che la scuola in cui lavoro si è dotata di un virtuale giornalino di istituto (Lo ScrivarolON-line) dove vengono pubblicati i lavori dei ragazzi. Da un post ad un tweet basta un clic e il gioco è fatto.

E voi, colleghi, usate Twitter per la didattica? E come? Avete consigli? (Riccardo Storti)

APPENDICE

A proposito di colleghi che usano Twitter nella didattica: ecco un valido contributo di Anna Rita Vizzari:

 

Aggiungo:

 

Fare Rete, fare Sistema

La rete dell'IC RivaroloSe quanto ipotizzato dal PNSD dovesse  realizzarsi, questa “visione” che, proposi qualche anno fa al mio DS, potrebbe diventare realtà. O meglio: la strada verso cui si tende è proprio questa. Certo, il quadro necessita di un aggiornamento (e il piano presentato punta proprio a colmare le non poche lacune… ), però, se non si passa dalle parole ai fatti è difficile che si arrivi all’obiettivo prioritario. Ovvero fare sì che tutto l’ ambaradan diventi “sistema”, inneschi protocolli e diventi una pietra angolare, abbandonando una volta per tutte l’improvvisazione e l’iniziativa individuale volontaria. La tanto decantata “professione docente” passa anche di qui. (R.S.)